La Compravendita

In Europa le prime notizie sul tè arrivarono tramite i resoconti di viaggio dei Veneziani e dei portoghesi, gli unici ad avere rapporti commerciali con la Cina e il Giappone fino al XVI secolo. Tuttavia la prima importazione ufficiale fu opera degli olandesi, che all’inizio del 1600 sbarcarono ad Amsterdam la pri- ma balla di tè verde. Pare che questi primi carichi arrivassero in grandi casse di legno contrassegnate dalla lettera T, da cui potrebbe derivare il nome europeo.

Verso il 1640, dall’Olanda il tè arrivò a Parigi, poi in Germania, e infine a Londra nel 1664, quando la Compagnia britannica delle Indie Orientali portò in omaggio a re Carlo II un pacchetto di tè da 2 libbre. La nuova bevanda apprezzata nelle corti, si diffuse tra le classi agiate, stimolando le importazioni e diventando rapidamente un articolo immancabile nei listini delle farmacie delle grandi città d’Europa. Tuttavia, nonostante i due colossi navali, Olanda ed Inghilterra, contendendosi la supremazia sui traffici marittimi, importassero sempre più tè da Cina e Giappone, per tutto il 1700 la crescente domanda di questa bevanda tra la gente comune rimase frenata dagli alti prezzi e dalle scorte limitate.

Agli inizi dell’Ottocento ormai quasi un uomo su cinque nel pianeta è suddito della corona inglese, grazie alla forza espansionisti- ca e ai poteri praticamente illimitati della Compagnia delle Indie Orientali. Sia nella madrepatria che nelle colonie, il tè continua ad acquisire popolarità, aiutato anche dall’abbattimento di alcuni dazi; ma dall’altra parte della catena ci sono i cinesi, che lo vendono sempre più caro e vogliono scambiarlo solo con l’argento.

L’Inghilterra ormai non riesce più a bilanciare le ingenti importazioni di tè, seta e porcellane con l’argento prelevato nelle colonie e già da qualche tempo vende ai cinesi l’oppio che produce in India. Ma quando l’imperatore della dinastia Qing, preoccupato per la tossicodipendenza dilagante, vieta la commercializzazione della droga, si scatena il conflitto con la Compagnia delle Indie Orientali: sono le famose Guerre dell’Oppio (1839-1842 e 1856-1860), destinate a sancire a suon di trattati e concessioni, la fine dell’autonomia commerciale cinese.

Nel frattempo per non sbagliare, gli inglesi hanno iniziato a coltivare il tè anche nelle loro colonie in India, Sri Lanka e Africa, dove possono avere il controllo totale sull’approvvigionamento e sui prezzi. Così al tè comprato dalla Cina si aggiunge quello prodotto dalla stessa Inghilterra e la crescente quantità disponibile, a costi sempre minori, permette di abbassare progressivamente i prezzi in tutta Europa. Il tè è sempre più alla portata del cittadino medio, tanto che nel corso dell’Ottocento entra a pieno titolo nella colazione inglese spodestando la birra. Anche il tè delle cinque ormai è un appuntamento che coinvolge non solo la corte ma anche tutta la media e piccola borghesia: esplodono le sale e i giardini da tè, dove le signore vanno a passare il pomeriggio tra dolcetti e porcellane preziose, e si diffonde la convinzione che ogni vero Inglese, in qualsiasi parte dell’impero si trovi e qualsiasi cosa stia facendo, osservi sempre, religiosamente, la pausa pomeridiana per il tè.

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